Proloco Covo

Conversione di San Paolo Odescalchi

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Andrea Ravo Mattoni è nato sotto la buona stella dell’arte: figlio dell’artista concettuale Carlo Ravo Mattoni, cresce circondato dallo zio Alberto illustratore e insieme al nonno Giovanni Italo, pittore e autore di alcune delle più importanti creazioni per Lavazza. Si forma all’Accademia di Belle Arti a Brera, dove approfondisce la sua ricerca sugli oli e gli acrilici su tela, fino alla sperimentazione nel corso degli anni della tecnica pittorica su tela trasposta sui muri di cemento. Il suo interesse per l’arte classica è sempre stato
molto forte, un bagaglio culturale trasmessogli dalla sua famiglia così come dai suoi studi, fino al 2016 quando inizia a progettare con la sua ricerca artistica il recupero del classico in chiave contemporanea. L’intento è chiaro: realizzare sui muri i capolavori della classicità utilizzando bombolette spray, accorciando così le distanze tra il pubblico, i musei e le grandi opere d’arte. Oggi Andrea Ravo Mattoni è stato in grado di creare un ponte tra l’arte classica e contemporanea e deve la sua fama al recupero del classicismo mediante l’utilizzo della bomboletta spray, facendolo coesistere con la Street Art.

Un’opera del Caravaggio colora una delle pareti che conduco al centro storico di Covo, ed è con questa opera che nel 2018 inizia il vero e proprio progetto di rigenerazione urbana attraverso la urban art del borgo di Covo. Andrea Ravo Mattoni scegli di riprodurre a Covo un’opera di Michelangelo Merisi, le cui origini pongono le basi proprio nel territorio della Bassa Bergamasca, a pochi chilometri da Covo, ma l’opera non è un Caravaggio “qualsiasi”, si tratta infatti della “Conversione Odescalchi”, ovvero la prima Conversione di San Paolo dipinta dal maestro, poco conosciuta al grande pubblico perché da sempre
custodita in collezioni private e da sempre al centro di uno dei più appassionanti enigmi caravaggeschi (che vi consigliamo di approfondire). La scelta di Ravo di non riprodurre la Conversione canonica di San Paolo, va nella direzione del suo lavoro di restituire al pubblico l’arte classica, soprattutto quella meno nota. Per tale motivo viene scelta l’opera
commissionata al Caravaggio nel 1600 da Tiberio Cerasi, tesoriere generale della Camera Apostolica, cioè il Ministro del tesoro del Papa (all’epoca Clemente VIII Aldobrandini), per decorare le pareti della sua nuova cappella in S. Maria del Popolo, che l’architetto Carlo Maderno era stato incaricato di ristrutturare. L’opera del Caravaggio, realizzata su tavola di legno, è ancora profondamente legata a moduli compositivi e formali manieristici e le figure sono rappresentate con un punto di vista meno ravvicinato, questo ci suggerisce la datazione, è un’opera sicuramente più acerba rispetto alla Conversione di San Paolo che
invece tutti conosciamo. Sicuramente degno di nota è come Ravo trasponga quest’opera sul muro di Covo, mentre tutti i grandi murales poi realizzati nel borgo sono secondo la classica tecnica a pennello ed acrilico, qui l’artista utilizza la bomboletta spray, rendendo così ancor più interessante questa sua riproposizione dell’arte classica che si carica così di una forte modernità.

Mappa dei Murales

La visione di CURE è duplice, la prima e più evidente è il dare vitalità e qualità al territorio attraverso l’arte urbana ed iniziative varie, la seconda è invece quella di costruire e rafforzare il rapporto che la popolazione, e principalmente i giovani, hanno con il nostro territorio, il contesto in cui viviamo e radicare in essi un profondo senso di appartenenza e un atteggiamento proattivo davanti alle problematiche sociali, costruendo così un buona base di cittadinanza attiva e partecipata. 

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